Per le pensioni dal 1° gennaio 2023 è previsto un aumento del 7,3% per effetto della rivalutazione. Lo stabilisce il decreto 10 novembre 2022 del ministero dell’Economia concertato con quello del Lavoro apparso in Gazzetta Ufficiale sabato scorso (G.U n. 271 del 19 novembre 2022). Si tratta del maggiore incremento da oltre 20 anni a questa parte a causa della straordinaria crescita dell’inflazione registrata nel 2022.
L’adeguamento porterà la pensione minima ad un importo pari a 571,40 euro, 7.428,20 euro l’anno. un aumento netto dell’ 8,76%.
La perequazione
Quando si parla di rivalutazione delle pensioni si fa riferimento ad uno strumento chiamato perequazione.
La perequazione è un meccanismo creato per assicurare ai pensionati un tenore di vita adeguato e
costante nel tempo, malgrado l’inflazione: tramite il meccanismo della perequazione l’importo della
pensione viene adeguato annualmente all’aumento del costo della vita, moltiplicandolo per il tasso di
inflazione rilevato dall’ Istat.
Le prestazioni sociali che giovano di questo adeguamento sono tutte quelle erogate dalla previdenza
pubblica, quindi non solo le pensioni dirette (pensione di vecchiaia e di anzianità) ma anche quelle
indirette (superstiti).
L’importanza di questo strumento è facilmente intuibile: adeguando l’importo della pensione
all’incremento dell’inflazione, questo mantiene inalterato il potere di acquisto dell’assegno
nonostante il trascorrere degli anni
Si tratta di una rivalutazione ordinaria con cadenza annuale degli importi di tutte le pensioni, al fine di adeguarli al costo della vita per proteggere il loro potere d’acquisto, almeno in parte, dall’erosione dovuta all’inflazione. Viene effettuata ogni anno in via provvisoria in base all’indice Istat registrato nei primi nove mesi dell’anno corrente salvo conguaglio, in base all’indice definitivo, da effettuarsi l’anno successivo.
Gli anticipi pensionistici
Per l’anno in corso la crescita record dell’inflazione aveva già portato a due aumenti delle pensioni, Contenuti del decreto Aiuti-bis (Dl 115/2022):
1) il primo intervento è costituito dall’anticipo al 1° novembre del conguaglio della perequazione dovuto per il 2022, con riconoscimento della rivalutazione dell’1,9% contro l’1,7 per cento;
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2) è stato deciso, inoltre, l’anticipo della rivalutazione al 2% dei ratei spettanti nell’ultimo trimestre 2022 se d’importo lordo entro i 2.692 euro, individuato quest’ultimo in analogia con quello utilizzato nell’articolo 1, comma 121, della legge 234/2021 per definire i beneficiari dell’esonero contributivo pari a 0,8 punti percentuali per tutto il 2022 e corrispondente a poco meno di 35mila euro su base annua, tredicesima inclusa.
Il decreto Aiuti-bis ha introdotto due misure di aumento delle pensioni: un anticipo della rivalutazione del 2% dei ratei spettanti nell’ultimo trimestre 2022 se d’importo lordo entro i 2.692 euro; e l’anticipo al 1° novembre del conguaglio della perequazione dovuto per l’anno 2022, con riconoscimento della rivalutazione dell’1,9% (il conguaglio-aumento è stato dello 0,2%).
I pensionati che hanno già ricevuto l’anticipo del 2% nell’ultimo trimestre 2022 riceveranno nel 2023 solo il residuo del 5,3%. un’operazione che permette al governo di recuperare almeno 600-800 milioni.
Le fasce di reddito pensionistico su cui calcolare gli aumenti
L’ aumento delle pensioni non è applicato nello stesso modo, ma varia a seconda di tre fasce di appartenenza in cui ricade l’assegno oggetto di rivalutazione:
100% dell’inflazione per gli assegni compresi entro le 4 volte il trattamento minimo;
90% per quelli compresi tra 4 e 5 volte il trattamento minimo del 6,57%
e del 75% per quelli superiori a 5 volte il trattamento minimo del 5,475%.
La legge di bilancio 2023 per recuperare risorse potrebbe rivedere le percentuali di rivalutazione degli assegni superiori a 4 volte il trattamento minimo riducendo il tasso di rivalutazione «effettivo»
Nella legge di Bilancio è prevista l’indicizzazione del 100% per le pensioni fino a 2.100 euro lordi al mese; oltre questa soglia al 50%.